Bologna, 23-05-2022. Si è tenuta a Bologna, presso la sede di Manageritalia, una tavola rotonda sul tema “La scuola dell’Emilia Romagna dopo due anni di pandemia. E adesso?”. L’organizzazione è stata curata da CIDA Emilia Romagna.
Si sono confrontati al tavolo la Dirigente Scolastica Simonetta Bini, il docente William Costantini, le studentesse Sofia Mercuriali e Martina Simonelli, la Vice Presidente di CIDA Licia Cianfriglia, l’Assessore alla scuola della città metropolitana del Comune di Bologna Daniele Ara, il Dirigente dell’Ufficio IV dell’USR Emilia Romagna Giovanni Desco e il Vice Presidente FP-CIDA Giorgio Germani. Il dibattito è stato moderato dal segretario regionale di CIDA ER Paolo Longobardi.
La scuola del nostro Paese ha convissuto per oltre due anni con una pandemia ed è riuscita a vincere, in qualche modo, questa sfida imprevedibile. La scuola ha retto! Cosa abbiamo imparato da questa esperienza?
Tanti sono stati gli spunti di riflessione proposti dal moderatore:
- La DDI (Didattica Digitale Integrata) e la DAD (Didattica a Distanza) hanno funzionato? Quali le difficoltà organizzative?
- Come “sfruttare” e rendere “ordinarie” queste possibilità (ad esempio per gli studenti ricoverati in ospedale/immunodepressi, in convalescenza, oppure in occasione della chiusura delle scuole in caso di maltempo)?
- Al rientro dopo la sospensione natalizia 2021/2022 le scuole, in particolare i Dirigenti Scolastici, hanno dovuto occuparsi anche del tracciamento dei contagi. E’ stato corretto far gravare questi adempimenti sull’organizzazione scolastica?
- I periodi di lock-down hanno obbligato gli studenti (ed anche i docenti) a rinunciare a socialità e rapporti interpersonali in presenza, spesso alle attività sportive, ai viaggi e alle interazioni in genere. Quali sono state le emozioni e sensazioni e quali le conseguenze di questo “ritiro sociale” obbligato?
- Come è stato vissuto il rientro in presenza?
- C’è stata la percezione di un aumento anche di casi riferiti ad attacchi di panico, all’autolesionismo e/o al cosiddetto “Hikikomori” (persona che ha scelto di scappare fisicamente dalla vita socialedi persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento) soprattutto in età pre- adolescenziale e adolescenziale?
- La carenza di aule negli edifici scolastici non ha aiutato ad affrontare l’emergenza epidemiologica. Occorre ripensare agli spazi anche in vista del calo della curva demografica. Bisogna però crearne di nuovi e non diminuire quelli attuali, soprattutto per migliorare il rapporto studenti / classi. Per questo serve anche un intervento a livello legislativo per aumentare, o quantomeno per non ridurre, gli organici del personale docente e ATA.
- Contestualmente le scuole dovrebbero diventare più accoglienti, più belle, anzi, “scandalosamente belle”. Con l’esperienza vissuta e con i fondi del PNRR questo sarà possibile?
- Trasporti pubblici e mobilità sostenibile: cosa non ha funzionato e cosa si potrebbe fare per risolvere i problemi, peraltro già presenti prima della pandemia? Perché non pensare ad un dialogo istituzionale anche con le scuole, almeno con una loro rappresentanza?
- L’USR ha coordinato il lavoro delle scuole, sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vista amministrativo durante il periodo emergenziale. DAD, DDI, lavoro agile. Quali i punti di forza e di debolezza?
- Lo stato ha investito in maniera importante: non si sono mai viste prima tante risorse a favore della scuola. La loro gestione ha fatto emergere i limiti di una “mala-burocrazia” imperante che spesso ha bloccato gli investimenti e costretto le scuole a restituire i finanziamenti ricevuti o addirittura qualche centesimo di euro. Perché lo Stato non riesce a semplificare ma solo a derogare (peraltro a tempo…si vedano i decreti semplificazioni 1 e 2)? Perché non si crea un modello unitario di gestione delle risorse europee/PNRR che focalizzi l’attenzione sugli obiettivi e sui risultati dei progetti e non solo sulla loro gestione burocratica/amministrativa?
- I Dirigenti non possono avvalersi di un’area del middle management e delle alte professionalità. Occorre “attualizzare” la governance scolastica ancora regolamentata dai decreti delegati del 1974. Quanto avrebbe potuto aiutare la presenza di elevate professionalità nell’organigramma delle scuole? Il dirigente scolastico si sarebbe sentito meno solo?
- Abbiamo ancora consigli di istituto composti da 19 membri per un numero medio di 1000 alunni (il consiglio comunale di Bologna ha 36 consiglieri con quasi 400.000 abitanti). Tale riforma sarebbe addirittura a costo zero. Perché non si riesce ad intervenire almeno su questo fronte?
- Rivedere i profili professionali è una necessità non rinviabile. Servono figure di sistema (di progetto, tecniche e amministrative) e occorre riformare il reclutamento a partire dai docenti e per arrivare agli amministrativi, tecnici e ausiliari (Personale ATA) che vanno assolutamente reclutati tramite concorsi per titoli ed ESAMI. Affinché la scuola diventi “attrattiva”, insieme ai profili professionali, vanno riviste anche le retribuzioni e le possibilità di carriera.
Il confronto è stato avviato con il racconto dell’esperienza vissuta dalle singole scuole, è continuato con gli interventi dei rappresentanti degli gli enti territoriali e dell’amministrazione scolastica regionale, per arrivare all’analisi della prospettiva nazionale, resa possibile grazie agli interventi di L. Cianfriglia e di G. Germani.
Oltre alle difficoltà, sono stati analizzati soprattutto gli aspetti positivi per dare la possibilità di guardare al futuro nella consapevolezza che l’esperienza acquisita possa rappresentare un ulteriore e nuovo strumento utile per una scuola migliore.
Queste le proposte più rilevanti emerse durante il dibattito:
- Valutare di utilizzare la DDI in quei casi “eccezionali” dove diventa necessario recuperare il tempo scuola, quali la chiusura con ordinanze sindacali per eventi atmosferici straordinari, sicurezza, etc..
- Sfruttare le risorse già avute per gestire l’emergenza, con uno sguardo verso il futuro.
- Ripensare in maniera sistematica alle “best practice” emerse nella fase emergenziale e disciplinarle.
- Impostare un dialogo tra le istituzioni (ai vari livelli) che devono mettersi in ascolto.
- Investire quanto prima possibile sul capitale umano nella scuola, rivisitando il sistema di reclutamento del personale, attenzionando la formazione e l’aggiornamento di chi è già in servizio e favorendo meritocrazia e carriere.
- La scuola deve diventare attrattiva anche in termini retributivi.
- Occorre urgentemente ripensare e riformare la governance delle scuole.
Quanto sopra non avendo paura del cambiamento, che non può essere evitato, nella consapevolezza che una buona organizzazione può rivelarsi spesso la chiave per la risoluzione dei problemi delle scuole.