Si è svolto giovedì 2 febbraio a Torino, presso la sede della Fondazione San Paolo (piazza Bernini, 5) il convegno dal titolo “Essere dirigenti oggi: ruolo e responsabilità”. L’incontro è stato organizzato dalla CIDA allo scopo di individuare e approfondire il ruolo dei dirigenti dei settori pubblico e privato nel quadro dei cambiamenti della società contemporanea.
Ad aprire i lavori il segretario CIDA Piemonte Paolo Rebaudengo, insieme a Licia Mattioli, Vicepresidente di Confindustria e Compagnia di San Paolo che ha sottolineato l’importanza di ricordare che “i dirigenti sono la linfa vitale del Paese”. Tema ripreso da Marco Zatterin, Vice Direttore de La Stampa, chiamato a moderare l’incontro, per il quale le persone possono fare davvero la differenza, in contrapposizione a certe spersonalizzazioni tipiche del modo di agire e di pensare dei giorni nostri. E la sfida lanciata da Mattioli è stata raccolta anche da Gianni Moscatelli, direttore del personale di Conbipel, il quale ha rilanciato ricordando che il manager deve sentirsi anche e soprattutto imprenditore: “Se non ragiono da imprenditore, non riesco a farmi seguire dalle persone e a farle sognare”.
“I medici che operano nel servizio sanitario nazionale sono tutti dirigenti mentre fino al 1992 erano inquadrati come dipendenti pubblici”. Lo ha ricordato il prof. Sebastiano Cavalli, primario della ASL Cuneo 2. Un gap storico che deve essere colmato in maniera quanto mai rapida, anche facendo affidamento su una buona formazione scolastica.
Proprio dal mondo della scuola, del resto, è emerso un ulteriore e fondamentale profilo del convegno. L’approfondimento è arrivato da Silvia Viscomi, preside del Liceo Classico Statale “Vittorio Alfieri” di Asti. “Dirigente medico” poco fa; “dirigente scolastico” ora. Il termine chiave del convegno è stato declinato nelle sue varie forme tipiche del pubblico impiego. E, per quanto riguarda i presidi, a essi si richiede ora di amministrare le risorse finanziare, predisporre il programma annuale (ex bilancio) per capire se si possono fare investimenti (ed ottenere finanziamenti UE), gestire le risorse umane e le relative relazioni sindacali. Responsabilità amministrativa e patrimoniale dunque, ad avvicinare più che mai la figura al ruolo tipico di un manager di impresa.
“Negli anni Ottanta i manager non sono più bastati, dovevano essere anche imprenditori e leader. Questo vuol dire decidere dell’uso strategico delle risorse. Pochi manager però fanno questo. E’ vero che esistono manager che fanno gli imprenditori ma ci sono molti manager che non possono amministrare le risorse. Cosa vuol dire allora essere leader? Si tratta di un compito a metà tra economia e politica, dunque molto difficile da portare a termine”. È il pensiero del prof. Giuseppe Berta, docente all’Università Bocconi di Milano, da sempre tempio della formazione dei manager.
“Credo che il ruolo del dirigente consista anche nel fatto di essere un regista di persone che in gran parte non sono alle sue dirette dipendenze”. È il pensiero dello psicologo e sociologo Giorgio del Mare, presidente di ProperDelMare Consulting.
Pensieri e progetti che sono stati sintetizzati, in chiusura di convegno, dal Presidente Nazionale CIDA Giorgio Ambrogioni: “Questo incontro è stato importante per affermare la necessità di contaminazione e avvicinamento tra le due culture della classe dirigente pubblica e privata, la presenza di manager nelle piccole e medie imprese e la scelta di una adeguata formazione che serva non solo ai dirigenti ma anche ai tecnici, ai giovani”.
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