“E’ certamente condivisibile l’impegno del ministro Di Maio a favore delle piccole e medie imprese, considerate il ‘motore’ del nostro export, così come è apprezzabile il riconoscimento del ruolo della ‘risorsa umana’ all’interno del ciclo produttivo: fuori luogo ci sembra, invece, insistere sui tagli alle cosiddette ‘pensioni d’oro’ considerandole un privilegio e un modo per ‘ridare i soldi ai cittadini”. Lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, commentando l’intervento del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro all’assemblea di Confartigianato.
“L’alleggerimento del carico fiscale, la semplificazione burocratica, la lotta alla povertà, sono stati i ‘cavalli di battaglia’ del nuovo ministro di fronte alla platea di artigiani e piccoli imprenditori. Obiettivi apprezzabili e che mirano, tutti, a dare più risorse, maggiori opportunità di sviluppo e una rinnovata dignità professionale, al lavoro dell’artigiano e della micro-piccola impresa. Da parte nostra – ha aggiunto il presidente di CIDA – intendiamo sostenere questo sforzo, implementandolo con la proposta di incentivare l’ingresso dei manager nelle PMI, non nella singola impresa, ma in un sistema ‘a rete’, per aiutarle nello sforzo di internazionalizzazione e accesso ai mercati dei capitali.
“Dissentiamo, tuttavia, dal concetto di tagliare le pensioni medio-alte perché considerate dei privilegi. Percepire una pensione vuole dire aver versato i relativi contributi in base alle leggi vigenti: rimettere in discussione, a posteriori, questo diritto vuol dire scardinare il patto fra lo Stato e i cittadini, con il rischio di trasformarli in sudditi. Abbiamo seguito con attenzione e rispetto le prime mosse del nuovo Governo e attendiamo di incontrarne i rappresentanti per discutere dei problemi delle categorie che CIDA rappresenta. Ma siamo costretti ad intervenire perché quello sulle pensioni d’oro è un tema vecchio, tirato fuori per disperazione e privo di reale efficacia in termini di risparmio e recupero di risorse. Manager, dirigenti e quadri, sono spesso titolari di pensioni ‘dignitose’ frutto di una contribuzione pesante e comunque prevista dalle leggi. Secondo il centro studi Itinerari Previdenziali, la platea di pensionati potenzialmente interessati dal futuro provvedimento (calcolando 5mila euro netti) sono circa 26mila, che cumulano un reddito pensionistico lordo annuo che si aggira sui 2,8 miliardi di euro: recuperare le risorse suggerite dal ministro, vorrebbe dire usare la ‘mannaia’, con evidenti conseguenze di contenzioso giudiziario. Non c’è poi chiarezza sul ‘tetto’ che dovrebbe distinguere le pensioni d’oro dalle altre: 4mila o 5mila euro? qual è il criterio per definirlo?, in base all’ammontare che si vuole ottenere?. Insomma, troppa incertezza e molta confusione.
“Ma – prosegue il Presidente CIDA – è sul terreno del principio che questa sortita tutta mediatica ci lascia perplessi ed indignati. Il principio è quello che i patti si rispettano ed i diritti acquisiti non devono essere lesi, né rimessi in discussione. Invece, assistiamo ad un rincorrersi di esternazioni che seminano il panico, mettono gli italiani gli uni contro gli altri e rischiano di provocare un effetto boomerang qualora, poi, non producano effetti almeno prossimi a quelli sbandierati. Con il nuovo Governo vorremo sederci ad un tavolo e discutere sulle cose da fare per un Paese più moderno e più competitivo”, conclude Ambrogioni.