Bene l’estensione di Opzione Donna e Ape Sociale, sì a valutare il recupero di Ape Volontaria e Aziendale, condivisibili staffetta generazionale e allargamento del contratto di espansione, incentivare la previdenza complementare anche in funzione di ammortizzatore sociale, sterilizzare le conseguenze del calo del pil indotto dal Covid 19, sui futuri assegni pensionistici: sono queste le proposte avanzate da CIDA al tavolo di confronto con il ministero del Lavoro in merito agli interventi in materia previdenziale da inserire nella prossima legge di bilancio. “Fermo restando – ha precisato il presidente, Mario Mantovani – che quando si affrontano i temi della previdenza, il confronto con il Governo deve garantire il massimo coinvolgimento delle parti sociali, senza tavoli separati, né soluzioni calate dall’alto, visto che è in gioco il futuro stesso dei lavoratori.
“Se delle riforme strutturali al sistema previdenziale si parlerà nell’incontro del prossimo 28 settembre, è bene chiarire subito che è prioritario definire meccanismi di flessibilità in uscita che risolvano il problema dello ‘scalone’ determinato dalla fine di ‘quota 100’. E consentano di evitare ulteriori squilibri e diseguaglianze, scartando soluzioni eccessivamente onerose per chi sceglie di lasciare prima il lavoro; ad esempio abolendo il divieto di cumulo fra redditi da pensione e da lavoro.
“Nel medio-lungo periodo – ha detto il presidente dei manager – occorre poi lavorare su una revisione del sistema previdenziale sostenibile nel lungo periodo, dando maggior spazio alla previdenza complementare e separando, finalmente, assistenza e previdenza. La previdenza complementare, infatti, può essere vista come uno strumento di flessibilità in uscita, diventando una risorsa per quelle figure professionali (come i dirigenti) sempre più caratterizzate da carriere discontinue, consentendo di ‘colmare’ eventuali periodi di vuoti contributivi o di contribuzione figurativa. Ecco perché sarebbe utile alzare il limite della deducibilità fiscale degli investimenti in previdenza complementare, da anni fermo ad un ‘tetto’ di poco superiore ai 5mila euro.
“Per quanto riguarda l’annosa questione della separazione fra assistenza e previdenza, abbiamo più volte sostenuto, con l’avallo di studi economici terzi e confortati dall’opinione del presidente dell’Inps, la sostenibilità della spesa pensionistica una volta depurata della componente assistenziale, che non può non ricadere nella fiscalità generale. Ben venga quindi l’istituzione di una commissione ministeriale che affronti il problema: la creazione di una ‘anagrafe delle prestazioni assistenziali’ che abbiamo proposto alla Ministra potrebbe accelerare i tempi”, ha concluso Mantovani.