“Se occorre grande prudenza nel proporre interventi legislativi volti a modificare il regime pensionistico, è indispensabile estrema chiarezza e precisione nell’indicarne gli effetti economici: il rischio è quello di determinare un caos di cifre ed una totale confusione fra i cittadini e gli addetti ai lavori”. Lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente di CIDA, commentando gli ultimi sviluppi del dibattito sulla previdenza.
“Gli effetti di quota 100 sui conti pubblici, l’efficacia e la legittimità degli interventi sulle pensioni medio-alte, la possibile abolizione e/o mantenimento di recenti istituti previdenziali (Ape sociale, opzione donna), l’ipotesi di sganciamento dell’età di pensionamento dalle aspettative di vita: ogni giorno tutto viene messo in discussione e ogni giorno le stime dei costi o degli incassi sono differenti e, a volte, opposte.
“Le rassegne stampa quotidiane grondano di articoli ed interviste in cui si passa tranquillamente dal minacciare un incombente crack della spesa previdenziale, al disegnare uno scenario fatto di nuovi, felici pensionati sostituiti al lavoro da giovani ex disoccupati. Il tutto accompagnato da tabelle e cifre sulle spese previste e bilanci attesi, che non collimano mai.
“Così, per alcuni, la famosa ‘quota 100’ sarebbe la formuletta in grado di coniugare sapientemente le aspettative di una agognata e serena vecchiaia con le esigenze di un mercato del lavoro bisognoso di ricambio generazionale e di nuove competenze. Per altri, vedi il Presidente dell’Inps, la stessa misura comporterebbe oneri insostenibili per il sistema previdenziale, già provato da uno sfavorevole andamento demografico. Ancora peggio – prosegue il Presidente CIDA – se si scorrono le notizie relative al ‘famigerato’ prelievo sulle pensioni d’importo medio-alto. Le cifre che si stima verranno incassate da questo provvedimento sono le più varie: 150milioni di euro per alcuni, 300 mln per altri, 500 mln per altri ancora. E neanche la platea di riferimento viene indicata con esattezza, come se non si sapesse quanti sono i pensionati in Italia, a quali scaglioni di reddito appartengono, quanto versano di tasse, ecc.
“E’ una confusione inaccettabile per uno Stato moderno, terza economia europea, settima (o ottava) potenza mondiale. Rivolgiamo un appello alle istituzioni, ai centri di ricerca, alle università e ai politici per un maggior impegno e maggior serietà nell’approccio ai numeri ed alle statistiche del nostro sistema previdenziale. Sia nel ‘fotografarne’ la realtà sia, soprattutto, nel prospettarne il futuro andamento alla luce di ipotetiche novità legislative. Non è solo un fatto formale, di ortodossia statistica ed attuariale: sull’incertezza e sulla confusione in casa nostra poggiano anche le decisioni che le agenzie di rating si apprestano dare sui nostri conti, sul nostro futuro”, ha concluso Ambrogioni.