“Nella vicenda di Rocco Casalino, il portavoce del presidente del Consiglio, e delle sue ‘minacce’ ai dirigenti del Mef – rese pubbliche dalla stampa – effettivamente sono stati lesi principi costituzionali, ma non quelli relativi alla privacy, bensì quelli che definiscono regole e compiti della pubblica amministrazione”. E’ quanto sostiene in una nota CIDA.
“Frasi e atteggiamenti aggressivi, benché ‘istituzionali’, non ci interessano particolarmente: non è la prima volta e, temiamo, non sarà l’ultima. Con un certo stupore stiamo tuttavia assistendo al tentativo di coprire il ‘fattaccio’ sotto il tappeto della Costituzione, invocando una presunta violazione dei principi posti a tutela della privacy, con l’aggiunta di un mancato rispetto della deontologia professionale da parte di chi ha reso pubbliche quelle minacce.
“Lasciamo la difesa della professione giornalistica a chi è demandato a farlo – e lo ha già fatto – e concentriamo l’analisi sui quadri e dirigenti della pubblica amministrazione rei, secondo i malumori attribuiti ad ambienti governativi, di ostacolare l’azione del Governo. Il potere esecutivo si lamenta, cioè, di non riuscire a imporre la propria volontà all’amministrazione statale perché, evidentemente, vi è chi ‘rema contro’ e arriva a boicottare i ‘desiderata’ governativi. Per raggiungere i risultati promessi in campagna elettorale, di conseguenza, occorre fare piazza pulita di chi oserebbe sabotare l’azione del Governo.
“Un’argomentazione che nella sua barbarica linearità fa rabbrividire, perché non sembra tenere in alcun conto le conquiste dello Stato di diritto e delle democrazie occidentali almeno degli ultimi cento anni. Basta sfogliare un manuale di diritto costituzionale italiano per leggere, all’art. 97, che ‘le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico’. E, ancora, che ‘i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione’. L’articolo, spiegano i costituzionalisti, venne introdotto per avere ‘un’amministrazione obiettiva della cosa pubblica e non un’amministrazione dei partiti’.
“Siamo quindi in presenza di un attacco all’indipendenza e all’autonomia della Pubblica Amministrazione tutelata dalla carta costituzionale e, in particolare, dei suoi livelli dirigenziali. CIDA non poteva non prendere posizione per scongiurare queste derive intimidatorie dei rapporti istituzionali. Sono in gioco le regole democratiche e costituzionali fondamentali e la garanzia dell’osservanza del diritto. E ci provoca una certa angoscia il silenzio seguito ad un gesto becero ed arrogante di malcelata prepotenza nei confronti di tutti i lavoratori del pubblico impiego e non solo della dirigenza pubblica. Va posto un freno, subito. Rivolgiamo un appello alle forze politiche e sindacali affinché spezzino una catena omertosa o addirittura connivente con il ‘più forte’ di turno e facciano sentire la loro voce in difesa del rispetto della legalità e delle norme di convivenza comune”, conclude CIDA.