L’arrivo dei vaccini, oltre a restituire fiducia e ottimismo a livello personale, deve tradursi in un potente stimolo per l’economia, con la ripresa delle attività imprenditoriali a tutti i livelli grazie ai recuperati standard di sicurezza: ecco perché va fatta immediata chiarezza normativa sui criteri di vaccinazione, non escludendone l’obbligatorietà per determinate attività professionali. E’ quanto sostiene CIDA, intervenendo sulla campagna vaccinale in atto.
“Il dibattito in corso su chi può e chi deve vaccinarsi, non deve tradursi in ritardi ingiustificati verso il ritorno alla normalità della vita economica e sociale del Paese” afferma Mario Mantovani, presidente di CIDA. “L’obbligatorietà della vaccinazione in determinate circostanze e situazioni, come per gli operatori sanitari e, in generale, per chi è a contatto con il pubblico, non va considerata come un tabù, o rappresentare l’ennesimo terreno di scontro mediatico fra favorevoli e contrari, con il rischio di paralizzare ogni iniziativa.
“Autorevoli esperti giuridici – ha aggiunto il presidente di CIDA – hanno chiarito che in materia di trattamenti sanitari occorre un atto legislativo, anche un decreto legge, poi ratificato dal Parlamento. Una volta accertata la veridicità dei dati scientifici da parte di organismi competenti e l’indispensabilità del trattamento vaccinale per la tutela della salute e della vita dei cittadini, una legge che ne determini e disciplini l’applicazione è un atto necessario e prioritario. Anche per ribadire e contestualizzare quanto già dispone la normativa attuale: il codice civile, ricordano ancora i giuristi, già prevede che finché c’è un rischio apprezzabile di contagio il datore di lavoro può condizionare la prosecuzione del rapporto alla vaccinazione. E altrettanto possono fare le compagnie aeree e i titolari di ristoranti, o di supermercati. Serve una legge per definire i confini dell’eventuale obbligatorietà, individuare i soggetti ‘sensibili’, impostare la ‘trasparenza’ delle procedure e prevedere, senza ambiguità, né eccessi punitivi, cosa succede in caso di rifiuto al vaccino.
“Noi, come manager, siamo responsabili dell’organizzazione del lavoro e della sua sicurezza; vaccinarsi diventa quindi un obbligo civile e morale che intendiamo onorare per primi nei luoghi di lavoro. Sarebbe forse opportuna una campagna mediatica da parte di chi ha la responsabilità politica, per superare timori e perplessità”, ha concluso Mantovani.