Nel draft, in fase di definizione, c’è una forte spinta a definire e accelerare i processi e lavorare nella massima sinergia ognuno per il suo ruolo per uscire dall’impasse e governare la ripresa.
Un documento di sei punti abbinati al timing di realizzazione che parte dalla necessità di scelte condivise attraverso il Parlamento e indica i principali interventi richiesti, passando per la necessità di una struttura interministeriale di vertice, una squadra o nucleo di valutazione e program management, e l’attenzione al ruolo delle professionalità pubbliche e dei consulenti tecnici. Questo è il vademecum sul quale CIDA sta lavorando in questi giorni per aiutare il Governo a superare l’impasse in cui sembra essersi impantanato, rispetto alla strutturazione di una governance che gestisca i fondi europei del Programma NextGenerationEU.
“Non ci interessa prendere parte alle dispute tra i partiti – spiega Mario Mantovani presidente CIDA nella premessa del documento – ma la mancanza di dialogo con le parti sociali e la ricerca di soluzioni organizzative apparentemente semplificate sta accendendo polemiche che non ci porteranno da nessuna parte. La materia spetta a Governo e Parlamento. Ma i manager italiani sono chiamati in causa direttamente, sia per l’ipotesi di costituzione di una struttura straordinaria di vertice, sia per l’apparente accantonamento delle competenze presenti nelle pubbliche amministrazioni e nelle aziende private. Chiediamo perciò di ragionare insieme a CIDA su alcuni elementi organizzativi, gestionali e di governance che potrebbero contribuire all’efficacia del Programma Nazionale di Recupero e Resilienza”.
Nel documento formulato da CIDA e condiviso con alcuni tra i più quotati dirigenti e personaggi di spicco dell’economia e della società italiana, si parte dalle scelte che devono unire il Paese e quindi dalla necessità che l’impianto generale del Piano debba essere portato in discussione e approvato il prima possibile nei due rami del Parlamento. Secondo CIDA, poi, la struttura deve essere rappresentata dall’intero Governo nella sua collegialità, nell’ambito di un chiaro mandato parlamentare. Per agevolare le decisioni operative, può essere utile costituire una task force ministeriale, della quale facciano parte i Ministri maggiormente coinvolti nel Programma, ciascuno affiancato da un manager di grande esperienza. All’interno di ciascun Ministero sarà necessario creare una struttura dedicata, composta da manager già presenti nell’organizzazione o da reclutare, con il ruolo di Project Manager per i progetti più rilevanti.
È opportuno costituire un team di Program Management presso la Presidenza del Consiglio, che faccia riferimento a un Program Manager di comprovata esperienza. I Program Controller, che rispondono al Program Manager, costituiscono un team dedicato all’impianto metodologico, alla mappatura e allocazione delle risorse, alla comunicazione interna ed esterna. La struttura di Program Management, inoltre, organizza la composizione dei team multifunzionali che richiedono la partecipazione di Enti diversi.
È necessario reclutare, organizzare, formare le competenze manageriali, mettendole a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali impegnate nei progetti. Possono essere utilizzate, in particolare, le società Invitalia, Sogesid e Sace che dispongono già di un’organizzazione e di modelli contrattuali adeguati allo scopo. I progetti devono avvalersi di consulenti altamente specializzati, come Società nazionali e internazionali, e professionisti singoli, inseriti in un Elenco certificato.
Il documento, che considera anche i tempi di realizzazione, sarà completato in via definitiva entro l’anno per essere presentato a Governo e Parlamento e reso pubblico.