“La credibilità dei programmi elettorali dei partiti si misura sul fisco, sulla necessità, non più rinviabile, di riformare in profondità un sistema diventato iniquo ed inefficiente”: lo afferma Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA.
“Il sistema fiscale attuale è insostenibile: l’incapacità di fronteggiare adeguatamente evasione ed elusione, sommandosi con la necessità di garantire livelli di gettito sempre più alti, hanno determinato una pressione crescente sul reddito fisso, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati. Una sorta di accanimento su quelle categorie dove l’operazione di prelievo è facilitata dal sostituto di imposta. In più un sistema fiscale inefficiente – prosegue il Presidente CIDA – diventa un freno allo sviluppo economico trasformandosi in fattore di recessione, con calo dei consumi e perdita di posti di lavoro.
“Basandoci sui dati forniti dal centro studi indipendente ‘Itinerari previdenziali’ avevamo lanciato l’allarme sullo squilibrio del sistema fiscale in tempi non sospetti, appellandoci al senso di responsabilità delle forze politiche e facendoci carico di formulare una proposta organica di riforma. In sintesi: poco più del 12% dei contribuenti versa il 54% dell’Irpef complessiva; un 12% composto da contribuenti che dichiarano redditi dai 35mila ai 300mila euro annui, anche se questi ultimi sono lo 0,083% e lo 0,20% quelli da 200mila euro. Scendendo ancora più in dettaglio, verifichiamo che i circa 300mila dirigenti (pubblici e privati) vengono classificati statisticamente fra i contribuenti appartenenti alle classi di reddito più elevate. Eppure, prendendo la briga di consultare i documenti dell’Aci, dell’Agenzia delle Entrate o del Registro navale, è facile constatare che le autovetture di grossa cilindrata, con oltre 2.500 cv, sono quasi 1,5 mln; che almeno 1 mln di italiani soggiorna ogni anno negli alberghi a 5 stelle e di lusso; che le abitazioni di pregio iscritte nei registri catastali superano i 2 milioni; e, infine, che nelle Capitanerie di Porto risultano iscritte 80mila imbarcazioni di almeno 10 metri di lunghezza. L’elenco potrebbe continuare se ci soffermassimo sul divario fra gli indici del tenore di vita ed i dati del fisco.
“I manager sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti, non un centesimo delle loro retribuzioni è occultato o occultabile, neppure i tanto discussi ‘fringe benefit’. Ma non vogliamo scivolare nel discorso corporativo, pur se rivendichiamo il diritto di rendere palese il peso insostenibile raggiunto dal prelievo fiscale sulle buste paga dei dirigenti. Chiediamo e pretendiamo un fisco giusto ed efficiente, che sappia essere leva di agevolazioni per investimenti ed assunzioni e strumento di redistribuzione di reddito per garantire sistemi di welfare moderni e sostenibili. Per far questo occorre intervenire in profondità, con riforme coraggiose ed incisive in grado di dare uno choc al ‘moloch’ del fisco.
“CIDA ne ha formulata una, nella quale si indica chiaramente un percorso realistico per arrivare ad un’aliquota unica senza mettere a rischio le finanze pubbliche. L’abbiamo messa nero su bianco ed inviata a suo tempo a tutti i partiti, auspicando l’avvio dii un confronto serio e responsabile. Del resto l’assunzione di responsabilità è la ‘materia prima’ del manager, come quella del rischio lo è per l’imprenditore. Per il politico-parlamentare dovrebbe essere l’assunzione di impegni e, ancora di più, il rispetto degli stessi nell’operare quotidiano una volta che esplica il suo mandato. Il tempo per ottenere risposte convincenti si sta esaurendo”, ha concluso Ambrogioni.