“Un’occasione irripetibile per rinnovare e ringiovanire la Pubblica Amministrazione, purché si stabiliscano da subito le regole del ricambio e si introducano criteri di valutazione basati sul merito e sul raggiungimento degli obiettivi”: lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, commentando la notizia della possibile assunzione di 500.000 giovani, in quattro anni, nella P.A. per compensare le uscite del personale in quiescenza.
“Sosteniamo da tempo la necessità di una profonda riforma della Pubblica Amministrazione per renderla più trasparente ed efficiente. Senza un’operazione di questo tipo, qualunque tentativo di modernizzare il Paese sarebbe destinato al fallimento. Come dirigenza ci siamo quindi impegnati in un progetto di ‘auto-riforma’ della P.A., proponendo al Ministro competente linee di intervento maturate dal basso, secondo le aspettative e le idee di chi lavora nella Pubblica Amministrazione. Un lavoro che ha visto in prima fila i dirigenti pubblici, ansiosi di avere standard di misurazione e di benchmark come i colleghi del privato.
“Ora, con l’apertura della P.A. a 500mila assunzioni, si apre la possibilità di dare concretezza a questa duplice esigenza: profondo ringiovanimento della P.A. con l’introduzione di bagagli professionali e di competenze in grado di affrontare meglio il cambiamento; selezione del personale in base alle reali esigenze della Pubblica Amministrazione in modo da colmare, con le giuste professionalità, quei settori della P.A. vitali per la crescita economica e sociale del Paese. Grande attenzione dovrà quindi essere esercitata nell’individuazione dei fabbisogni reali della P.A. e nel riuscire a colmarli con la giusta ‘dose’ di risorse e di competenze. Inoltre l’immissione di personale deve essere occasione di crescita del livello professionale, privilegiando le alte professionalità e le nuove professionalità (informatici, statistici, ingegneri, etc) da collocare fin dal momento dell’assunzione in posizioni di responsabilità. Deve cioè terminare una prassi deteriore che ha visto negli ultimi vent’anni prevalere automatismi generalizzati che hanno spesso portato a posizioni apicali personale non provvisto della professionalità necessaria. Così come va ribadito che la modalità di assunzione deve essere rispettosa del principio costituzionale del concorso pubblico; si possono introdurre innovazioni sulle procedure (quiz, test attitudinali, bagaglio accademico e professionale), ma i criteri di reclutamento devono essere oggettivi, trasparenti e affidati a commissioni di concorso per le quali sia garantita la terzietà del giudizio.
“Ci permettiamo, infine, di introdurre almeno due corollari affinché quest’operazione di rinnovamento della Pubblica Amministrazione possa sviluppare tutte le sue potenzialità e scacci ogni perplessità su ‘tentazioni’ pre-elettorali che potrebbe suscitare. Il primo è quello di creare percorsi di interscambio fra dirigenza pubblica e privata, un’osmosi necessaria ad arricchire le reciproche competenze e ‘contaminare’ le professionalità. Il secondo consiste nel definire sistemi di misurazione e valutazione del lavoro pubblico in termini di efficacia, efficienza e qualità dei servizi”.