“Apprendiamo che le pensioni medio-alte sono diventate un simbolo, un criterio di discriminazione sociale che va perseguito e, se possibile, rimosso: categoria più temibile, evidentemente, degli evasori fiscali che sottraggono alle casse dello Stato 130mila miliardi, per un mancato gettito di 30 miliardi l’anno”. Così Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA commenta le parole del vicepremier, Matteo Salvini, intervenuto oggi sulle cosiddette ‘pensioni d’oro’.
“La posizione del leader leghista è certamente più congrua delle posizioni ‘estremiste’ ed ideologizzate espresse recentemente dal vicepremier Di Maio. Resta tuttavia la spiacevole sensazione di essere considerati dei simboli negativi, dei capri espiatori da sacrificare su un simulacro di altare della legalità e della giustizia sociale. Evidentemente aver lavorato tutta una vita con posizioni di responsabilità, aver versato pesanti contributi previdenziali (che in un’assicurazione privata avrebbero garantito rendite maggiori), aver contribuito alla costruzione di un Paese più moderno e competitivo, sono valutazioni che non suscitano ‘appeal’ politico in questa fase storica.
“Credevamo, ingenuamente, che i ‘nemici’ di una società civile e democratica, fossero coloro che non pagano le tasse, o non versano i contributi. Credevamo che questi fossero i ‘parassiti’. Solo che, quest’ultimi, prima di essere messi alla gogna vanno individuati, scovati, portati nei tribunali e condannati. I pensionati, invece, basta cercarli nell’anagrafe tributaria. Sono sempre stati lì, perché fanno, da sempre, il loro dovere di cittadini”, ha concluso Ambrogioni.