“Nella Nota di aggiornamento al Def, il Governo ostenta ottimismo sui futuri incassi derivanti dal contrasto all’evasione fiscale, ma per trovare le risorse immediate, taglia detrazioni e deduzioni rivolgendosi sempre alla platea di chi dichiara i propri redditi, applicando logiche equitative purtroppo lontane dalla realtà”. E’ quanto afferma Mario Mantovani, presidente di CIDA, commentando i disegni di legge di accompagnamento alla Nadef, che dovrebbero ridisegnare il sistema delle detrazioni fiscali, a partire dalla sanità.
“I tecnici dei ministeri stanno mettendo a punto rilevanti modifiche all’impianto attuale delle detrazioni fiscali, che saranno progressivamente ridotte in funzione del reddito. La quota delle spese per la sanità, l’istruzione dei figli, il mutuo prima casa, le ristrutturazioni edilizie che si possono portare in detrazione dalla dichiarazione dei redditi – ha detto il presidente di CIDA – comincerebbero a scendere per chi ha almeno 100 mila euro di reddito lordo annuo, e scomparirebbero per i cosiddetti ‘super ricchi’, quelli che dichiarano oltre 300 mila euro l’anno. Il principio degli sgravi correlati al reddito, oltre che sulle detrazioni, sarà applicato anche sui ticket sanitari per i farmaci e le prestazioni specialistiche, che il governo vorrebbe cancellare per i redditi più bassi.
“In pratica, secondo quanto viene anticipato, il costo dei ticket sanitari terrà conto sia del costo delle prestazioni, sia del ‘reddito familiare equivalente’, cioè il reddito prodotto dal ‘nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo familiare’. Inoltre, verrebbe stabilito un ‘tetto’ come limite massimo annuale di spesa per i ticket, al raggiungimento del quale cesserà l’obbligo dell’assistito di versare il contributo e partecipare al finanziamento del sistema sanitario.
“Si vuole fare credere che chi dichiara redditi più alti goda di benefici, omettendo di dire che l’onere di mantenere il SSN grava già su queste stesse persone e che ben il 45% non versa IRPEF per un importo sufficiente a coprire il costo pro capite della sanità. Tutti gli studi, ultimo quello di Itinerari Previdenziali, indicano chiaramente che in Italia le imposte dirette le paga il 40% della popolazione, mentre il 60% non solo non le paga, ma è anche totalmente a carico della collettività, a partire proprio della spesa sanitaria. E in quel 40% di fedeli cittadini-contribuenti, poco più del 12%, versa circa il 58% dell’intera Irpef. Il sistema fiscale è già iper-progressivo, altro che privilegi!”. Ciò accade anche a causa di una ristretta – e irrealistica – base di contribuenti che dichiarano redditi medio-alti.
“I dirigenti, manager e professionisti percettori di redditi e pensioni di importo medio-alto, rappresentati da CIDA, sono tra i pochi contribuenti fedeli, ma saranno nuovamente penalizzati con il taglio di deduzioni e detrazioni fiscali, mentre si resta da anni in attesa di vedere gli esiti della lotta all’evasione. CIDA porterà queste considerazioni nei tavoli di confronto con il Governo che, ci auguriamo, riprendano subito in vista del varo dei ddl collegati alla manovra”, ha concluso Mantovani.