Una ricerca per capire come i manager percepiscono la propria rappresentanza e cosa si attendono dagli organismi che la esercitano; un Osservatorio permanente per cogliere e mettere a sistema le istanze della base in modo da anticipare le tendenze del mercato del lavoro ed elaborare proposte innovative da condividere con i nostri stakeholder. Queste le novità che Giorgio Ambrogioni, il Presidente di CIDA, ha presentato ed illustrato all’Assemblea degli iscritti riunitasi a Roma.
“I manager e la domanda di rappresentanza’ – ha detto Ambrogioni – è il titolo di quella che consideriamo la più completa ed articolata ricerca sul campo che riguarda la visione dell’essere manager oggi, come il dirigente immagina il proprio futuro, quale scala di priorità hanno i suoi problemi. I risultati, inediti, a volte inaspettati e sempre interessanti, ci consentiranno di tarare al meglio la nostra azione quotidiana e di elaborare la nostra strategia di medio-lungo periodo per dare risposte concrete e puntuali alle esigenze del manager di oggi e, soprattutto, di domani”.
Un’indagine condotta da AstraRicerche in modo innovativo e scientificamente ineccepibile su due fronti: uno quantitativo e l’altro qualitativo. Il primo – che ha coinvolto dirigenti del commercio, dell’industria e del pubblico – ha consentito di interpellare 3.600 manager per avere il ‘polso’ della più vasta platea possibile. Il secondo, svoltosi attraverso focus group dislocati sul territorio (Bologna, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino) ha riguardato dirigenti di tutte le Federazioni di CIDA con una discussione aperta alle diverse realtà professionali e regionali.
“Per quanto riguarda i risultati della ricerca, che richiederanno diversi momenti di approfondimento e di discussione, mi limito a sintetizzarne l’aspetto politico. La rappresentanza, ci dicono i nostri associati, è sicuramente un valore che si deve declinare attraverso la tutela della categoria (contrattuale e legale) e un’azione quanto più possibile innovativa sia sul fronte del contratto, sia su quello del ruolo e della figura del manager. L’esigenza che emerge dalle risposte e dai colloqui con la nostra base, infatti, è quello di ricostruire, rilanciare ed accreditare la reputazione del manager nell’opinione pubblica e rinsaldarne il ruolo di classe dirigente del Paese. Questi sono gli obiettivi di fondo che costituiranno l’asse portante della nostra strategia e sui quali misureremo i risultati che otterremo”.
“Altro ‘asset’ che CIDA mette in campo come scelta di lungo periodo – ha aggiunto Ambrogioni – è quello dell’Osservatorio permanente realizzato con la collaborazione di Adapt, presieduto dal Professor Michele Tiraboschi. Un’operazione che, tuttavia, assume anche una valenza di stringente attualità perché ci consentirà di avviare da subito un confronto con il nuovo Parlamento e con il costituendo Governo. L’idea è quella della costruzione di un ‘Osservatorio’ permanente sui cambiamenti in atto nel mondo dell’impresa e del lavoro. Uno strumento che, su un impianto di base fisso, produca ogni anno un ‘rapporto aperto’ di analisi e proposte che le alte professionalità del pubblico e del privato offrono al Paese”.
“Ciò significa posizionare al centro dell’azione di rappresentanza CIDA, uno strumento capace di fornire proposte originali e dare identità e senso di appartenenza: per un verso attivando dei percorsi di ascolto e di sintesi delle istanze e delle proposte dei propri associati, partendo dal territorio, dalle aziende e trovando una sintesi nella ‘visione’ del gruppo dirigente, per l’altro istituendo una piattaforma aggregativa capace di intercettare interesse e partecipazione oltre l’attuale perimetro CIDA verso il mondo della politica, delle istituzioni, della ricerca, della formazione, della cultura”.
“CIDA, come ente intermedio e rappresentativo di diritti ed interessi di una platea vasta e qualificata, non può tacere nel momento in cui si stanno gettando le basi per quello che dovrebbe essere il nuovo Esecutivo. Non correremo dietro alle ipotesi ed alle indiscrezioni giornalistiche, ma dobbiamo fare appello al senso di responsabilità e alla fermezza che ci contraddistinguono. Sarebbe un errore cavalcare l’onda dell’euforia post-elettorale per gettare al macero quanto di buono fatto dai precedenti Governi. Mi riferisco alle riforme fatte e che vanno implementate o completate. Così per il job act, che aspetta l’attuazione della parte relativa alle politiche attive per il lavoro. All’alternanza scuola-lavoro, che ha bisogno di una messa a punto e di un maggior coinvolgimento di tutti gli attori partecipi dell’esperienza. Ad una Pubblica Amministrazione che valorizzi e responsabilizzi il ruolo dei dirigenti, dando loro mezzi ed autonomia gestionale. Ad un sistema di welfare pubblico da ripensare, mettendo al centro il ruolo del medico e il Servizio sanitario nazionale che, nel tempo, ha perso il suo connotato di universalità a causa di tagli orizzontali e indiscriminati. A Industria 4.0, vero incubatore di focolai di imprenditorialità rimasti a lungo inespressi e che non vanno abbandonati a sé stessi. Infine, l’Europa cui dobbiamo guardare non come matrigna ma come opportunità di crescita e sviluppo. Sta a noi selezionare il personale adatto a sedersi ai Tavoli di confronto e trattativa a Bruxelles per proporre le soluzioni idonee a risolvere i nostri problemi e, magari, anche quelli dei nostri partner. Il criterio che ci guida è quello di accettare e non rifuggire dalle sfide impegnative. Questo è il messaggio che i manager lanciano alla politica”, ha concluso Ambrogioni.
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