“Da oggi parte la nostra mobilitazione, da oggi 300mila dirigenti pubblici e privati, in attività e in pensione, scendono idealmente in piazza per protestare contro tutte le forme di ‘esproprio’ delle loro pensioni, quelle in essere e quelle future”: lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, al termine del convegno “Non per equità ma per cassa”, svoltosi a Roma.
“Tramontata l’assurda proposta di legge sul cosiddetto ricalcolo delle pensioni medio-alte, al suo posto ecco l’ennesima ipotesi di ‘contributo di solidarietà’ a scapito delle stesse categorie di pensionati. Una formula apparentemente più sobria, ma non per questo meno ingiusta, visto che sono anni che la nostra categoria versa contributi di solidarietà senza che si riesca a dare una risposta organica e strutturale ai problemi che li hanno motivati. Insomma, smantellato il ‘castello’ dell’equità, resta la cassa, ossia la strada più facile, per il legislatore, per reperire le risorse necessarie a sostenere l’azione di governo: i redditi da pensione. Inoltre, quello che trapela in merito alla nuova versione del ‘contributo di solidarietà, che potrebbe durare 5 o più anni ed essere applicato all’intero ammontare del reddito da pensione, anziché sulla quota eccedente i 90mila euro lordi annui (già di per sé grave), fa rabbrividire. Saremmo di fronte – attacca ancora Ambrogioni – a un vero e proprio esproprio o meglio ancora a uno scippo, cui si aggiungerebbe anche un nuovo blocco, totale o parziale, della perequazione all’inflazione, un’altra misura demagogica e profondamente iniqua.
“Ma il lato peggiore di questa situazione è l’averci dipinti, agli occhi dell’opinione pubblica, come dei privilegiati, una casta che percepisce ‘pensioni d’oro’ che vanno tagliate per ripristinare una presunta e vagheggiata equità sociale. Al contrario, ‘pensioni d’oro’ è un termine insultante, manipolante, demagogico, e socialmente divisivo. Come dirigenti stiamo subendo attacchi inaccettabili sotto vari profili, attacchi che, tra l’altro, costituiscono un errore strategico gravissimo, da parte di chi ha un ruolo istituzionale: delegittimando la dirigenza di un paese si delegittimano quelle figure e quei ruoli alto-professionali che nella incertezza generata dalle grandi trasformazioni in atto, hanno, più di altri, la grande responsabilità di guidare imprese e pubbliche amministrazioni verso i necessari cambiamenti economici e sociali.
Mai come ora – afferma il Presidente CIDA – c’è bisogno di classi dirigenti rispettate e riconosciute come tali per i valori che esprimono e le competenze di cui sono portatrici, per i risultati che hanno conseguito: noi di CIDA rappresentiamo questa classe dirigente. Ed è per questo che contrastiamo e contrasteremo con tutte le nostre forze quelle componenti politiche che stanno tentando di delegittimarci additandoci come una casta privilegiata, autoreferenziale, indifferente ai temi della solidarietà tra le generazioni. Il nostro impegno nel sociale è noto, sia a livello di organizzazione, sia individualmente. Non possiamo più accettare gogne mediatiche e decurtazioni forzose dei nostri redditi che, a cascata, provocherebbero anche contrazione del gettito fiscale e dei consumi.
“Nei prossimi giorni metteremo a punto un piano d’azione per contrastare e ribaltare questo scenario, con le modalità più efficaci per scuotere il mondo della politica e delle istituzioni dal ‘sonno della ragione’ in cui sono cadute. Siamo aperti al confronto e a fare la nostra parte, ma siamo pronti a manifestare in tutte le sedi il nostro profondo dissenso, per difendere e salvaguardare i nostri diritti, i nostri legittimi interessi, la nostra immagine sociale e professionale”, ha concluso Ambrogioni.
Articolo del Sole 24 ore