“Il Governo smentisca la notizia di un decreto legge, lunedì in Consiglio dei ministri, per un taglio delle pensioni: un’ipotesi pubblicata da uno dei principali quotidiani del Paese, che sta facendo il giro del web e, soprattutto, che sta angosciando milioni di pensionati italiani”: lo ha detto Giorgio Ambrogioni, presidente CIDA commentando un articolo di ‘Repubblica’, secondo il quale il Governo si appresta ad approvare un decreto legge per decurtare i trattamenti pensionistici attraverso un ricalcolo dei contributi a partire dai 3.500 euro netti al mese. Cifra, peraltro, smentita da ambienti pentastellati che hanno riportato l’asticella ai 4.500 euro mensili.
“Al di là del solito balletto delle cifre, messo in piedi ad arte per aumentare la confusione e dimostrare la poca considerazione con cui si maneggia la materia previdenziale, la notizia di intervenire con un decreto legge, immediatamente esecutivo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, se confermata, è sconvolgente”, sottolinea il Presidente CIDA.
“Innanzi tutto perché rende palese la volontà di chi sta al Governo di mettere le mani nelle tasche dei cittadini italiani più indifesi. Poi perché dimostra lo spregio per il Parlamento, dove si sta faticosamente discutendo una proposta di legge sui redditi da pensione medio-alti, nel tentativo di trovare un compromesso equo e condiviso. Infine perché fa strame dei diritti dei pensionati, delle loro aspettative, delle loro speranze e progetti (si fanno anche nella terza età) di cui lo Stato si è fatto garante con apposite leggi. Altro che ‘patto sociale’ fra Stato e cittadini o quel che resta del principio di ‘affidamento’ alla base delle moderne democrazie. Qui siamo alle leggi in materia previdenziale fatte per decreto, magari approvate con la fiducia che, per fare un po’ di cassa e dare sfogo a tanta facile propaganda, colpiscono i pensionati bypassando le aule parlamentari e disprezzando il contributo portato da esperti, economisti, rappresentanti delle categorie interessate. Siamo di fronte, se così fosse, ad un gesto di grande arroganza, di ignoranza istituzionale e di nessunissimo impegno intellettuale. La smentita, a questo punto, sarebbe il minimo. Occorrerebbero prima le scuse”, ha concluso Ambrogioni.