La diffusione di soluzioni di smart working genera nuove economie di scala per le aziende e minori costi sociali per la collettività. Di questo messaggio si è fatta portavoce la delegazione CIDA che il 18 gennaio 2017 è stata audita dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati nell’ambito dei lavori sul ddl A.C. 4135 “Misure per la tutela del lavoro autonomo e volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi di lavoro subordinato”.
La delegazione, guidata da Guelfo Tagliavini, coordinatore nazionale della Commissione “Industria 4.0” di Federmanager, ha depositato anche una nota tecnica di osservazioni al provvedimento in esame. «Se le aziende e gli enti pubblici italiani facessero ricorso al telelavoro in percentuale analoga alla media europea, i risparmi sarebbero nell’ordine di 4 miliardi di euro», ha chiarito Tagliavini, aggiungendo che «lo smart work non è semplicemente uno strumento che consente di conciliare meglio i tempi di lavoro con le esigenze personali e familiari, ma è una modalità organizzativa per migliorare la produttività aziendale».
Per CIDA, il “lavoro agile” deve essere adottato senza differenziazioni, in ragione delle specifiche esigenze organizzative e produttive: non, come una fattispecie lavorativa a sé, bensì come una modalità di lavoro che interessa tutte le categorie di lavoratori, da quelli apicali a quelli meno qualificati. Esprimendo un parere sostanzialmente favorevole al provvedimento, dunque, è stata ribadita la necessità di rendere operative le politiche a sostegno di questa innovazione di processo mettendo definitivamente all’angolo le reticenze culturali che continuano a penalizzare, anche su questo aspetto, il nostro Paese nello scenario europeo.
Il Presidente della Commissione Lavoro, On. Cesare Damiano, ha condiviso un approccio che incoraggi le aziende ad adottare modelli organizzativi adeguati alle moderne tecnologie, in linea con le trasformazioni digitali imposte da “Industry 4.0”, e ha sostenuto l’opportunità che tali modelli siano disciplinati in linea generale dalla legge, per poi essere rinviati alla contrattazione collettiva per un adattamento allo specifico settore produttivo.