“I manager sono convinti che una riforma fiscale basata sull’introduzione della flax tax non solo rende più efficiente l’apparato tributario, ma rivitalizza l’intero sistema economico stimolando l’iniziativa privata in un contesto reso più dinamico e, finalmente, meno punitivo per chi produce”. Così Giorgio Ambrogioni, presidente di CIDA, interviene nel dibattito suscitato dalla proposta lanciata dall’Istituto Bruno Leoni.
“La premessa dalla quale partire – spiega Ambrogioni – è che l’attuale sistema non è più sostenibile, non solo dal punto di vista economico, ma sociale. I nostalgici dell’ottocentesca funzione riequilibratrice esercitata dalla progressività delle imposte dovrebbero scendere con i piedi per terra e constatare come il meccanismo si sia irreversibilmente inceppato. La progressività, ormai, vale solo per i lavoratori a reddito fisso ed i pensionati. L’ultimo rapporto di ‘Itinerari previdenziali’ sull’Irpef 2015 è chiarissimo: su un totale di 172 mld di Irpef versata, i lavoratori dipendenti ne pagano 103 mld (60%); i pensionati circa 60 mld (34,67%) e i lavoratori autonomi 9,4 mld (5,5%) pur rappresentando il 12,5% dei contribuenti. Noi non puntiamo l’indice contro nessuno – prosegue il presidente CIDA – siamo semplicemente stufi di vederci additati come categoria privilegiata, percettori di presunti stipendi da nababbi o di favoleggianti ‘pensioni d’oro’. E tutto ciò mentre la classe media di questo Paese tende a scomparire, si impoverisce e vede infrangersi ogni prospettiva di miglioramento sociale, prima ancora che economico.
La proposta formulata dall’economista Nicola Rossi getta il sasso nello stagno e rimette in gioco la parte vitale di questo Paese: quella che crede in se stessa, nel riconoscimento del merito e nella capacità di produrre ricchezza, per sé e per gli altri. Sono questi gli aspetti che come rappresentanti di dirigenti, quadri ed alte professionalità, vogliamo sottolineare e rivendicare. Ne saremo paladini e sostenitori, convinti dagli argomentati ‘pro’ e per nulla persuasi dai ‘contro’ che consideriamo molto ideologizzati e troppo affezionati al passato. In un articolo sul Sole 24Ore, Franco Debenetti ha spazzato i dubbi di chi ha avuto un approccio superficiale alla proposta, e ne ha evidenziato i contenuti intrinseci, in grado, ad esempio, di scardinare il malfunzionamento della pubblica amministrazione, perché pone la classe politica di fronte ad un bivio: decidere cosa lo Stato deve fare e come farlo. Cioè dove e come destinare le ingenti risorse incamerate dal fisco, disboscando la giungla delle detrazioni, agevolazioni ed incentivazioni elargite con finalità spesso più clientelari che funzionali. Anche la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, altro tema emerso in questi giorni fra i contrari alla proposta, a ben vedere non potrebbe che trarre vantaggio da un sistema reso più semplice, meno farraginoso dell’attuale che si presta, al contrario, a escamotage in grado di occultare redditi o godere di esenzioni non dovute. Oggi, infatti, a dichiarare meno di quanto si dovrebbe si guadagna due volte: si versa meno al fisco e si ottengono prestazioni sociali legate al reddito dichiarato.
In conclusione noi siamo convinti che nella sua articolata proposta, la ‘flat tax’ possa produrre uno ‘choc’ salutare per l’economia e per la società tutta, soprattutto per la messa a fuoco di quei valori legati alle capacità dell’individuo e finiti nel dimenticatoio. Sosterremo la proposta nel confronto con i partiti e vedremo chi ne trarrà ispirazione per i propri programmi elettorali. Misureremo le tendenze nostalgiche o gli interessi di bottega, con il coraggio di scelte forse impopolari ma capaci di costruire il futuro.