Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal Presidente CIDA in occasione della presentazione del rapporto della Banca d’Italia
“Nel nostro mondo c’è sicuramente attenzione alle misure che il governo sta proponendo, in particolare sul fronte fiscale, perché certamente la riduzione delle imposte che sulla nostra categoria gravano in maniera molto significativa (parlo dell’Irpef) non può che riscuotere interesse. La posizione prevalente, però, è di una certa preoccupazione perché evidentemente questa leva espansiva si può facilmente trasformare, in un Paese come il nostro, in una cosiddetta ‘espansione recessiva’, come l’ha chiamata questa mattina il governatore Visco”. Lo dice, ad Adnkronos/Labitalia, Mario Mantovani, presidente della CIDA, confederazione che riunisce manager e alte professionalità dei settori pubblici e privati.
“Invece cioè di portare nuova linfa all’economia -spiega Mantovani- può creare un dissesto dei conti che, vista la situazione debitoria maturata negli anni dal nostro Paese, può diventare molto difficile da gestire”.
Mantovani ci tiene a sottolineare che “il nostro Paese ha bisogno di stabilità”. “La domanda che viene dal nostro mondo in maniera unanime -afferma- è stabilità, capacità di mantenere da parte dello Stato il proprio debito e la propria credibilità, di dare anche continuità, di evitare misure che, da un governo all’altro, stravolgono politiche di lungo termine come quelle di tipo finanziario o sul lavoro. Pensare di fare riforme sul lavoro, sulla previdenza ogni 3-4 anni crea instabilità. Noi oggi invece abbiamo bisogno di essere credibili e stabili”, ribadisce il leader della CIDA.
Parlando poi della lettera inviata da Bruxelles al governo italiano, con richieste di chiarimenti sul debito, Mantovani ci tiene a sottolineare: “Il senso del richiamo dell’Ue non è quello di una contrapposizione politica ma come un richiamo alla responsabilità”. “La contrapposizione che si vorrebbe esistesse tra Italia e Ue -afferma il leader della CIDA- è una rappresentazione errata. Noi siamo parte dell’Unione europea, abbiamo accettato queste regole che sono regole corrette perché vanno nella direzione della stabilità. Il fatto che noi immaginiamo di sforare i parametri del deficit -aggiunge Mantovani- non deve essere visto come una semplice contrapposizione ideale ma proprio come rischio di portare instabilità. Instabilità che, in un sistema connesso, necessariamente si riverbera sugli altri Paesi”.
“Quindi, noi abbiamo una responsabilità certamente in casa nostra, ma anche -conclude Mantovani- nei confronti del sistema europeo. Questo è il senso del richiamo, che noi condividiamo”.
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