“Auguriamo buon lavoro al nuovo Governo, che ha un’agenda fitta di impegni e di scadenze importanti per il Paese, da affrontare con le giuste priorità: ‘patto fiscale’ fra Stato e cittadini; programma infrastrutturale; scelte di politica industriale; riforma del sistema di welfare; trasparenza nella politica previdenziale; riconoscimento del merito nella scuola e nel lavoro”. Lo ha detto Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA.
“E’ importante avere un Governo con pieni poteri che possa intervenire sui tanti dossier aperti: l’elenco sarebbe lungo e in larga misura trova spazio nel contratto di Governo fra Lega e M5S. “Da parte nostra, oltre a garantire lo spirito collaborativo sempre dimostrato verso le istituzioni, riteniamo opportuno indicare alcune linee programmatiche da seguire, per orientare il Paese verso la via virtuosa della crescita e dello sviluppo. Lo facciamo dopo aver ascoltato con attenzione e spirito di servizio gli umori ed i suggerimenti dei nostri associati, quei dirigenti e quadri che lavorano nell’industria, nel terziario, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nella sanità. In una società complessa ed articolata qual è la nostra, è compito dei corpi intermedi rendersi protagonisti di questa osmosi fra le istanze della base e i soggetti istituzionali.
“Ebbene i messaggi arrivati dalla nostra base e che rappresentiamo al nuovo Esecutivo – prosegue il Presidente CIDA -sono di apertura di credito e di attesa. La prima, per la carica innovativa racchiusa nel messaggio di voler operare un cambiamento verso una società più dinamica, priva di ‘steccati’. La seconda, perché alcuni punti del programma vanno necessariamente chiariti. Ci riferiamo al fisco, con i nodi da sciogliere che riguardano l’Iva, la flat tax, la giungla delle detrazioni e deduzioni fiscali. Alle infrastrutture, come strumento di ammodernamento del Paese e volano per investimenti e occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Alla politica industriale, puntando su competitività e produttività, favorendo la crescita dimensionale delle nostre piccole e medie imprese e agevolando l’ingresso di managerialità esterne. E, ancora, alla necessità di ridiscutere il sistema del welfare pubblico, inadeguato rispetto alle richieste di classi sociali penalizzate da una crisi economica senza precedenti. O alla necessità di dare segnali coerenti e trasparenti in tema di previdenza, per non innescare sensazioni di disagio fra chi è ormai fuori del ciclo produttivo o, peggio, insinuare l’esistenza di presunti ‘privilegiati’.
“Ma un segnale forte deve venire sul riconoscimento del merito, in tutte le sue declinazioni nel mondo del lavoro, in modo da ‘scardinare’ dal di dentro quel che resta di caste e privilegi divenuti insopportabili e che minano il senso di appartenenza dei cittadini alla società ed al Paese.
“Offriamo da subito la nostra fattiva collaborazione di idee, progetti e proposte per intervenire sui tavoli di confronto aperti nelle sedi istituzionali. Al nuovo Governo, i manager, i dirigenti privati e pubblici, non chiedono altro che poter lavorare e dimostrare le loro capacità e competenze”, ha concluso Ambrogioni.