Martedì 6 settembre si è svolto nella sede istituzionale di Palazzo Vidoni l’incontro col Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Madia che ha avuto ad oggetto due temi di particolare valore strategico per il futuro del nostro Paese, quello della nuova disciplina della dirigenza della Repubblica e quello sugli Enti pubblici di ricerca (rispettivamente Atti 328 e 329 deliberati dal Governo ora sottoposti a parere parlamentare).
All’incontro hanno partecipato per la CIDA il Presidente Giorgio Ambrogioni, Giorgio Rembado Presidente di ANP e Funzione Pubblica/Cida e Liana Verzicco Segretario Generale ANPRI. La CIDA è coinvolta nel dibattito su entrambe le tematiche a doppio titolo, sia perché rappresenta contrattualmente i dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni e i ricercatori sia per il fatto che il buon andamento dei servizi pubblici e degli Enti di ricerca costituisce un interesse imprescindibile per i cittadini e per il mondo economico e sociale.
Si è portata pertanto al Ministro una valutazione complessivamente favorevole sulle finalità dei due decreti e, al tempo stesso, si sono sollevate questioni che ad avviso della Confederazione dovranno essere seriamente considerate per garantire piena attuazione agli interventi riformatori.
Sulla riforma della dirigenza pubblica si sono apprezzati i propositi di dare piena autonomia gestionale ai dirigenti, svincolandoli da qualsiasi forma di soggezione, diretta o indiretta, rispetto al potere politico, che deve essere in grado di definire al meglio gli indirizzi generali per le Amministrazioni, senza però interferire sulle carriere dei dirigenti. Per far questo però diventa di fondamentale importanza la costituzione di Commissioni davvero indipendenti per la gestione di tutte le fasi che contraddistinguono il percorso di carriera di ciascun dirigente, dalla sua assunzione attraverso concorso al conferimento di incarichi sulla base di competenze ed esperienze valutate.
Per il raggiungimento di un tale obiettivo si è espressa qualche perplessità sulla composizione prevista dal decreto delle Commissioni, una per ciascuno dei tre ruoli unici (statale, regionale, locale) introdotti dalla legge delega. La presenza al loro interno di figure dirigenziali apicali delle Pubbliche Amministrazioni, quali, ad esempio, il Ragioniere generale dello Stato, fa temere che personalità di così alto rango non possano avere la disponibilità necessaria, in primo luogo di tempo, per assolvere ai compiti che la legge attribuisce loro in materia di dirigenza. Meglio forse sarebbe pensare a figure di alta qualificazione sul piano delle competenze vagliate per la loro indipendenza dalle Commissioni parlamentari.
Per la costituzione dei tre ruoli unici di cui si è detto, si è sollevata la questione del mancato inserimento al loro interno del profilo della dirigenza scolastica, che, pur rappresentando una dirigenza con responsabilità e competenze di tipo gestionale, non è stata ricompresa in nessuno dei tre ruoli. Né valgono a tale riguardo le valutazioni di ordine economico, che penalizzano gravemente i presidi rispetto agli altri dirigenti pubblici, perché con il rinnovo dei contratti si dovrà provvedere ad un’omogeneizzazione dei trattamenti retributivi rispetto alle filiere delle differenti Amministrazioni.
Nel campo della ricerca, uno dei fondamentali obiettivi è quello di potenziarla anche attraverso un interscambio tra comunità scientifiche appartenenti a due mondi separati che invece dovrebbero maggiormente dialogare fra loro, quello universitario e quello degli enti pubblici di ricerca. Un avvicinamento dovrebbe essere favorito anche dal fatto di dare piena attuazione alla Carta europea dei ricercatori, dei quali andrebbe meglio esplicitato il ruolo, anche ricomprendendoli nella governance degli Enti, dalla quale fino ad ora sono risultati per lo più esclusi.
L’incontro col Ministro ha offerto l’opportunità dell’apertura di un confronto con la Funzione Pubblica e quindi col Governo, confronto che potrà a breve essere ripreso attraverso la partecipazioni alle specifiche audizioni parlamentari a cui la CIDA prenderà parte sugli schemi di decreti legislativi sopra citati. Il pericolo da scongiurare resta quello che finalità e buone intenzioni espresse nella legge delega diventino lettera morta nel caso in cui non siano accompagnate da strumenti attuativi che rendano applicabili le norme astratte nella direzione di un cambiamento ed ammodernamento reale delle Pubbliche Amministrazioni e degli Enti di ricerca, come tante volte è successo in passato.