“Nel piano strutturale di rilancio del Sud, oltre al tema delle risorse e delle dotazioni infrastrutturali, c’è quello della formazione del capitale umano e di un più intensivo utilizzo di capacità manageriali da inserire nel tessuto produttivo”: lo ha detto Mario Mantovani, Presidente di CIDA, illustrando le proposte avanzate al Tavolo del Governo con le Parti Sociali sul Mezzogiorno.
“In sintesi, sono tre i punti programmatici che ci sono stati presentati – ha spiegato Mantovani. Si va dalla diffusione e valorizzazione delle ZES (zone economiche speciali), all’utilizzo del credito d’imposta e di nuovi strumenti di sostegno economico, all’accelerazione della infrastrutturazione del territorio grazie anche al decreto ‘sbloccacantieri’, che consentirà di utilizzare finanziamenti già stanziati. “CIDA crede molto nelle potenzialità delle ZES, e abbiamo indicato come sfruttarle al meglio inserendo competenze manageriali nei punti nevralgici. Ad esempio, i ‘destination manager’ per il turismo, in modo da intercettare i grandi flussi internazionali; oppure inserendo manager con esperienza comprovata, anche in settori privati, nelle aziende a controllo pubblico. Ancora, prestando più attenzione alla filiera agroalimentare, con percorsi formativi all’export per gli imprenditori del settore e occasioni di confronto con partner europei. L’Università di Salerno, ad esempio, ha già maturato esperienza in questi ambiti. E, infine, insistendo sull’educazione, dando spazio alle scuole superiori professionali, collegandole ai centri di eccellenza già presenti in altri territori.
“E’ evidente che non si può affrontare la questione meridionale come se il Sud fosse una realtà omogenea – ha aggiunto il Presidente di CIDA. E’ un territorio a maglia larga, con aree competitive e altre depresse, che presentano problemi di sicurezza e di legalità. Occorre un grande sforzo di connessione, con la necessaria dotazione di reti e di infrastrutture. Secondo il Governo le risorse ci sono: vanno spese e, soprattutto, non sprecate in mille rivoli o in progetti con poche probabilità di realizzazione e scarso impatto. Per questo abbiamo insistito sulla necessità di elevare le competenze, valorizzare le esperienze manageriali, costruire ampie basi dati e modelli innovativi di analisi. Il management italiano opera con notevole mobilità territoriale, è abituato a lavorare in rete ed è perciò una leva strategica per accelerare la crescita dei nuovi poli di sviluppo”, ha concluso Mantovani.